Nell’immaginario collettivo mondiale, la pizza è orgoglio, simbolo e cultura dell’Italia. Bandiera della cucina mediterranea, regina dello street food, da qualche tempo è anche la protagonista di una ricorrenza tutta sua: la Giornata Mondiale della Pizza.
È stata istituita nel 2017, anno nel quale “L’Arte tradizionale del pizzaiolo napoletano” è stata riconosciuta dall’Unesco come parte del Patrimonio Culturale dell’Umanità. Si tiene il 17 gennaio, giorno del calendario in cui si festeggia Sant’Antonio Abate, patrono dei pompieri. In passato, era tradizione che le famiglie dei pizzaioli di Napoli, patria indiscussa della pizza, si recassero a Capodimonte per celebrare il santo con un falò benaugurante.
A portafoglio, fritta, al taglio, classica o gourmet, la pizza mette d’accordo proprio tutti come capita soltanto ai grandi capolavori o alle star planetarie. Rotonda, a tranci, a fette, sottile, alta, soffice, croccante, integrale e perfino senza glutine è il cibo italiano per eccellenza di maggior successo a cui il grande Pino Daniele ha dedicato questi versi in una sua nota canzone: “Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa vedrai che il mondo poi ti sorriderà”. Guarda il video su Youtube!
Nell’antichità, nel bacino del Mediterraneo, era un piatto molto povero. La pizza così come la conosciamo noi arrivò nel 1889 quando il cuoco napoletano Raffaele Esposito creò la “Margherita” (tricolore) in onore della Regina Margherita di Savoia: pomodoro, mozzarella e basilico per onorare la sovrana e l’Italia. Fino al 1830 circa la pizza era venduta esclusivamente in bancarelle ambulanti e da venditori di strada fuori dai forni, poi arrivarono le pizzerie. La prima della storia si chiama Port’Alba e fu aperta a Napoli nel lontano 1738 per rifornire i venditori ambulanti di pizza, ma in seguito mise anche tavoli e sedie a disposizione dei clienti. Ancora oggi, la sue pizze vengono cotte nel vecchio forno rivestito di pietra lavica.
Secondo l’Osservatorio pizza di CNA Agroalimentare, quello della pizza è uno dei più attivi fattori di sviluppo economico del nostro Paese. Il comparto, orgoglio della qualità alimentare italiana, registra un fatturato annuale di 15 miliardi e un movimento economico superiore ai 30 miliardi. Le imprese del settore coinvolte sono centotrentamila. Gli addetti a tempo pieno centomila che diventano 200 mila nei fine settimana. Il mercato sforna circa otto milioni di pizze al giorno, quasi tre miliardi in un anno.
Un piatto veloce, economico, succulento costituito da un impasto di farina, acqua e lievito, insaporito nella sua versione più classica da olio, pomodoro e mozzarella. Una notorietà che ha lasciato il segno oltremanica e oltreoceano, must della italianità nel mondo, parola del nostro vocabolario tra le più conosciute e pronunciate dagli stranieri.
L’evoluzione della classica pizza, così come la ricerca qualitativa, la scelta di ingredienti e varianti più salutari non si ferma da qualche anno a questa parte. Tra le soluzioni più innovative, c’è l’impasto all’acqua di mare. In generale, la diminuzione della quantità di sodio negli alimenti comporta la sensibile riduzione di malattie cardiovascolari e dismetaboliche che costituiscono una delle principali cause di mortalità per l’uomo. L’acqua marina alimentare per sostituire progressivamente l’utilizzo del sale in cucina è un’idea rivoluzionaria che pian piano sta trovando consensi su tutto il territorio nazionale da parte di addetti ai lavori e consumatori.
In un quadro innovativo di ricerca di qualità, di benessere e di gusto si inserisce la collaborazione tra “La Locanda ti li Spilusi” di Brindisi e l’unico produttore in Italia (con brevetto certificato) di acqua di mare microbiologicamente pura idonea anche ad uso alimentare (Steralmar).
Il risultato? Una pizza di successo che i clienti apprezzano sempre di più. Nel 2020, la locanda ne ha sfornato ben 13.211. Non a caso, il suo impegno sul territorio è stato certificato anche dalla Nip (Nazionale italiana pizzaioli).
Un lavoro di perfezionamento continuo fotografato da un menù di prodotti innovativi con farine e impasti alternativi che lasciano spazio alla fantasia a partire dagli ingredienti della nostra terra abbinati a elementi ricercatissimi.